top of page
Immagine del redattoreLoriana Lucciarini

Il cibo nelle favole

Da bimbi sapevamo sognare in modo speciale e puro, liberi e spontanei, senza i costrutti sociali che poi ci hanno condizionati da adulti. Grazie al patrimonio letterario di fiabe e favole abbiamo vissuto mille vite, storie con eroi e destrieri, capitani coraggiosi e indomite figlie di pirati, fate e fattucchiere, naufraghi e isole del tesoro; ciò ha incentivato autonomia di pensiero, capacità di astrazione, la fantasia e l’intelligenza.

«Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe, se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più!» anche Einstein sottolineava l’importanza educativa di una favola. In ciò, le favole sono propedeutiche, ci offrono il punto di partenza verso mirabolanti avventure, ma non solo. Con le favole, vengono sollecitate riflessioni, ed elaborati importanti concetti etici e morali.


Il simbolismo, elemento imprescindibile in una fiaba, afferisce alla vita, alle relazioni affettive, alle regole sociali, alla morale e alla dicotomia bene-male, al senso di sacrificio, al viaggio dell’eroe, alla generosità, alla capacità di scelta, alla responsabilità di ogni singolo gesto compiuto. Oltre a magia e situazioni fantastiche, fra gli elementi che spesso ricorrono come componente fissa ed essenziale troviamo il cibo. Con esso c’è una salda connessione basata sulla metafora, i generi alimentari diventano spesso la chiave di volta di una storia, il punto di partenza o l’epilogo. Qui di seguito vi illustrerò il modo in cui, nella produzione letteraria per l’infanzia del passato, il cibo è stato utilizzato ai fini narrativi.

Quando abbonda spesso è un momento felice o una ricompensa per aver compiuto un’impresa. Troveremo l’eroe davanti a una tavola imbandita e fastosa, dove abbondano piatti di leccornie, cibi ricercati, pregiata cacciagione, vino d’annata o nettare d’uva, frutta esotica, dolci e torte multistrato. Un trionfo di gusto e ricercatezza utile a raccontare l’opulenza di corti regali o di fantastici banchetti di fate. Immaginate la scena di “Alice nel Paese delle Meraviglie”: siamo ospiti del Cappellaio Matto per festeggiare un non-compleanno, con torte, pasticcini e tazze di porcellane fumanti di tea. Delizioso, oltreché magico!

Cibo è tentazione/prova, sia quando manca (come nella favola di “Hansel e Gretel” in cui i due bimbi, affamati, giungono dalla strega attratti dal profumo proveniente dalla sua cucina e rimangono incantati davanti alla bella e gustosa casetta di marzapane); sia quando si trasforma in festa godereccia, frutto della disobbedienza. Chiudete per un attimo gli occhi, se parlo di cibo a volontà non vi viene in mente il Paese della Cuccagna, dove il burattino Pinocchio si perde a gozzovigliare?


Quando invece viene sottratto, diventa punizione, come in “Re del monte d’oro”: il marito, diventato invisibile, fa sparire per ripicca il cibo dalla tavola alla moglie infedele.

In molte favole i protagonisti assumono il ruolo essi stessi di cibo; ciò avviene dopo aver infranto le raccomandazioni degli adulti, per arrivare a un triste epilogo. Come in “Cappuccetto Rosso” mangiata dal lupo, oppure come capita ad altri bimbi di altre fiabe dati in pasto all’orco o alla strega cattiva di turno.

Spesso il cibo è pilastro per l’intera favola, come in “La Volpe e l’uva” o in “La Cicala e la Formica”. Spesso è assunto a chiave di volta della storia: è la povertà e la mancanza di cibo a spingere i genitori ad abbandonare i propri figli nel bosco, come in “Pollicino”. È l’esclusione al banchetto il motivo per cui la fata, rosa d’invidia, lancia un incantesimo di morte alla povera Aurora, in “La Bella Addormentata nel Bosco”. È la mela avvelenata a scatenare l’incantesimo ordito dalla cattiva matrigna in “Biancaneve”.

Il cibo è gradito dono ne “Il Gatto con gli Stivali” in cui si offre cacciagione al Re, permettendo così al Marchese di Carabas di ottenere i suoi favori. È cibo fortunato e porta alla ricchezza, come in “Jack e il fagiolo magico”, il piccolo Jack infatti, grazie alla piantina fatata, raggiunge il successo.

Le favole antiche attingono alla tradizione orale e popolare e, dunque, a situazioni di vita concrete e utilizzano il cibo anche come denuncia sociale che funge da spartiacque tra i ceti, con importante connotazione antropo-sociologica. Nella favola de “La Principessa sul Pisello” la protagonista di rango reale non riesce a dormire per colpa di un piccolo pisellino nascosto tra i materassi, quale metafora più evidente di questa rispetto alla distinzione di classe sociale? Al contempo, la mancanza di cibo denuncia la povertà in cui hanno vissuto famiglie e interi popoli, arrivando, in alcuni casi estremi, addirittura all’accusa di pratiche di cannibalismo per l’indigenza e la carestia, come in “Hansel e Gretel” o in “Biancaneve”, dove la matrigna vuole mangiarne il cuore. Se il cibo dei ricchi è opulento e ricercato, il cibo dei poveri è fatto da tozzi di pane raffermo di farina grezza e scura, briciole di pane o avanzi di formaggio, minestre di legumi, rimasugli di frutta, qualche torsolo come in “Le avventure di Pinocchio”. Nel paiolo della piccola casetta nel bosco dove Biancaneve trova ospitalità, c’è il pasto povero dei sette nani minatori, una minestra di legumi e verdure. Nella casa di Geppetto, purtroppo, la povertà è così estrema che non c’è neanche quello e il povero falegname l’ha disegnato sul muro, per darsi un po’ di illusorio conforto.

Nelle favole moderne, dall’era del boom economico in poi, il rapporto della società con il cibo cambia. Il benessere ha portato all’iperalimentazione, così il problema del mondo industrializzato diventa prevenire l’obesità infantile e aumenta l’attenzione verso una sana alimentazione. Il cibo assume nuove connotazioni, nuovi valori, nuove rappresentazioni metaforiche ma, al contempo, si libera dei consumati archetipi e acquista nuova libertà narrativa, diventando invenzione, umorismo, novità, stratagemma letterario. Basti pensare a “Il palazzo di gelato” di Rodari oppure alle storie di Roald Dahl che, nei suoi romanzi, racconta di varie e originali preparazioni alimentari e poi, con il suo spiccato cinismo, arriva a mettere in scena la triste sorte di chi diviene preda degli eccessi; in “La Fabbrica di cioccolato”, la golosa e ingorda Violetta viene trasformata in un pallone per non aver resistito all’assaggio della gomma da masticare e, un epilogo simile, toccherà anche al pavido e ghiottone Augustus.

Dunque, affrontare il corretto equilibrio tra pulsione e soddisfazione legata a ciò che si mangia sembra essere il fulcro delle principali produzioni editoriali degli ultimi anni. Numerose sono infatti le pubblicazioni che descrivono la corretta e sana alimentazione e affrontano i temi dei disturbi alimentari, come “Cuore di ciccia” della Tamaro, in cui il migliore amico del protagonista è un frigorifero tentatore. O come “Linda e il cibo magico” di Valeria Ricci, che affronta il legame emotivo con il cibo, proprio come fa anche “Cioccolatina, la bambina che mangiava sempre” di Lamarque, il cui titolo è già di per sé esplicativo.

Evitare il cibo-tentazione is the new way, pertanto si rimarca uno dei miti ricorrenti nelle favole: non sempre ciò che più ci attira offre reale benessere. Ce lo mostra anche il maestro Miyazaki nel suo film d’animazione “La Città incantata”: mai mangiare il cibo delle fate o cucinato con elementi soprannaturali, poiché ti faranno perdere la tua identità. Accade anche ad Alice in “Alice nel Paese delle Meraviglie”, dove in questa storia il cibo ha una valenza importantissima e questa valenza viene rimarcata con scelte narrative precise: lei si ingrandisce o si rimpicciolisce dopo aver bevuto o mangiato qualcosa di quel mondo fatato.

C’è altro da aggiungere? Forse sì, ma spero di essere stata esaustiva e mi fermo qui.

Per quel che mi riguarda, concludo con l’augurio che possiate aprire le pagine di una nuova storia per divorarle, divertendovi. Perché sognare appaga il nostro animo bambino, l’animo viaggiatore e ci riempie, ancora una volta, di bellezza. Buona lettura!

31 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti

1 Comment


Mirella Morelli
Mirella Morelli
Nov 06, 2021

Un blog davvero interessante!🙂 Complimenti

Like
bottom of page