Ho sempre avuto un certo interesse nei confronti delle fiabe e favole, ma soprattutto ho sempre trovato affascinante come queste abbianouna propria versione in ogni cultura.
Sandra Beckett ha scritto - e sono pienamente d’accordo su questo - che le fiabe raccontate possono essere contrassegnate come un “gioco di tradizione e innovazione” (Recycling Red Riding Hood – 2002); non si trattava cioèsemplicemente di copiare, ma di adattare e regolare, portando le storie oltre i propri parametri originari, plasmandole da nuove, traducendo il tutto in tempi o addirittura circostanze differenti adatti al contesto in cui si stavano raccontando, preservandone però l’anima.
Se si legge uno di quei tomi in cui sono racchiuse fiabe e favole da tutto il mondo, non si può far altro che accorgersi della grande somiglianza tra racconti di così tanti paesi differenti e distanti tra loro.
Come risposta a questo fenomeno, Rötzer presenta diverse teorie, tra cui la più antica chiamata “Teoria dell’albero evolutivo”: un certo tema o trama è nato in un certo luogo e momento, dopodiché viaggiatori e mercanti lo hanno diffuso in parti diverse del mondo dove è quindi stato raccontato con l'aggiunta di sfumature locali e adattato alla propria cultura e modo di vivere.
Se pensiamo poi alla longevità di questo genere letterario, le grandi migrazioni ci portano a una teoria supplementare chiamata dagli studiosi “Monogenesi”: le fiabe e favole sono nate da un singolo racconto...il “Panchatantra” indiano è infatti considerato spesso come la prima raccolta di tutti i racconti, rappresentando quindi "un'intera zona 'mitogena' da cui i racconti sono emersi e si sono diffusi per la prima volta in tutto il mondo" (Orenstein, Cappuccetto Rosso Uncloaked (2002), 77).
Quest’ultima teoria però non spiegherebbe come mai, popoli che non sono mai entrati in contatto tra loro, considerino proprie favole e fiabe simili, e allora ecco che interviene la teoria della “Poligenesi” - i cui maggiori esponenti sono gli junghiani – e che fornisce uno sguardo al fenomeno dell’umanità connessa anima e corpo, e che infine produce il cosiddetto archetipo. Temi simili emergono in tempi e luoghi diversi a causa di simili congruenze culturali, politiche ed economiche di un essere umano, dando origine a sogni e simboli collettivi.
Le domande che quindi mi è capitato di pormi sono: in Malesia, quel’è il nome di un eroe? E ancora, l’archetipo del drago in Europa, sarà lo stesso che in Cina? Voglio quindi portarvi in giro per il mondo, e analizzare insieme a voi le similitudine e le differenze delle fiabe e favole nei varipaesi dei 5 continenti:
AFRICA [Dalla Nigeria del Sud, a Zanzibar, fino ad arrivare alle storie di Sanni Metelerkamp]
Come si può immaginare, le favole africane sono caratterizzate da animali ben diversi da quelli europei ed è quindi normale incontrare scimmie, leoni, elefanti e giraffe antropomorfizzati; le storie venivano raccontate non nelle case private, ma attorno ad un falò, come insegnamento per l’intera tribù ed infatti i temi principali riguardavano il bisogno di generosità e della cooperazione tra persone.
È interessante osservare come diverse storie africane si possono trovare nel Nord e Sud America o anche nelle Indie Occidentali: i popoli schiavizzati infatti portarono le proprie fiabe e favole dai loro paesi natii, mantenendole vive.
AUSTRALIA [La scrittrice K. Langloh Parker riuscì ad assicurarsi la fiducia di un popolo aborigeno australiano, gli Yuwaalaraay, e grazie a questo poté collezionare e pubblicare le prime raccolte delle storie antiche australiane] Le storie di folklore dei primi popoli australiani rimangono le fondamenta della cultura e identità dello stesso popolo australiano d’oggi, e sono usate come mezzo per conservare leggi, fede e conoscenza delle piante, degli animali e della terra. Principalmente si possono fare 2 distinzioni tra le favole e fiabe australiane: - Quelle indigene, con creature fantastiche e terrificanti, in cui le storie onoravano la Terra, parlavano dello spirito che è in tutte le cose, e le favole e fiabe erano molto più che mere storie per i bambini, ma un vero e proprio modo per raccontare le pratiche spirituali e sociali all’interno della società. - Quelle non indigene, influenzate dall’espansione europea, e che parlavano di miniere d’oro e mandriani; queste fiabe e favole riflettono la resilienza e l’indipendenza del popolo australiano, che non aveva paura di opporsi all’autorità.
AMERICA INDIGENA
[Le favole e fiabe native-americane erano principalmente tramandate oralmente] Molte storie, che riguardavano il sacro e lo spirituale in natura, erano raccontate per lo più in precisi periodi dell’anno, durante degli specifici rituali o cerimonie. Ancora oggi, i nativi americani, raccontano le loro antiche storie, per preservare il retaggio culturale e i costumi. Le favole e fiabe native americane si sviluppavano in tutta l’ America del Sud, Centrale e del Nord, e così come cambiano i mille paesaggi – si passa dalla montagna alle pianure fino ad arrivare alle coste – così variano anche i racconti.
C’è però un soggetto che connette tutte le storie - il Grande Spirito – di come le forze spirituali si possono sentire e incontrare nel mondo fisico. Il truffatore era poi una figura costante, in grado di rivelarsi in vari animali o divinità, ed aveva soprattutto l’obiettivo di intrattenere più che tramandare le tradizioni.
AMERICA LATINA
[Tante Favole e Fiabe paurose, arrivate anche fino a noi, come “La llorona” e “El Chupacabra”]
Le fiabe e favole latino-americane, la cui collezione è tra le più ricche al mondo, combina la tradizione dell’Europa medievale e dell’America precolombiana. Come poi introdotto nella sezione “Africa”, le fiabe e favole dell’America Latina sono state influenzate molto dalle creature delle storie africane. Ecco che i personaggi quindi comprendono: la moglie dell’uomo silenzioso che conosceva i segreti del diavolo, le figlie dell’ albero che trafugarono la tomba del padre, e la moglie travestita che sposò il suo stesso marito.
GIAPPONE [Molte storie del paese del Sol Levante hanno ispirato film horror, graphic novels, libri e manga]
Le favole e fiabe giapponesi sono per lo più ispirate dai loro credi religiosi scintoisti e buddisti, ma sono anche influenzate dalle culture vicine come quelle dell’antica India. I temi principali sono quelli della gentilezza, della magia e dell’avidità ma comprendono anche storie sovrannaturali con spiriti e mostri. Così come per la Germania, la Francia o anche i nativi americani, le storie erano inizialmente narrate esclusivamente in maniera orale, ma una forma particolare di raccontare le favole e fiabe divenne molto popolare dal 1920 fino agli anni ‘50: la morale era raccontata ai cittadini del villaggio tramite il supporto di pannelli illustrati o rotoli di immagini.
INDIA
[I racconti proveniente dall’India hanno intrattenuto generazioni, dagli albori del linguaggio fino ai tempi moderni] Se il Giappone è stato influenzato dalle due religioni dello scintoismo e del buddismo, l’India ha storie incentrate sulle figure e ideali dell’induismo. La maggior parte delle favole in sanscrito erano scritte per i bambini, per insegnare loro saggezza e responsabilità, con personaggi come tartarughe che parlano troppo, sciacalli e manghi o ancora tigri e pesci sorridenti.
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